“LA TERRA È STANCA” DI GIOVANNI SPINIELLO A MILANO

Venerdì 29 marzo alle 18.00 al Godot Art Bistrot di Avellino, conferenza stampa di presentazione della personale “La Terra è Stanca” del maestro Giovanni Spiniello che si terrà presso lo Spazio d’arte Scoglio di Quarto a Milano. La mostra, che inizia il 2 e termina il 19 aprile,  è promossa dall’Associazione Irpinia 7X da Cairano al mondo e viceversa ed è curata dal sociologo Enrico Finzi, ex presidente nazionale TP e ideatore di Sòno, società di consulenza sulla realizzazione esistenziale. Modererà l’incontro con l’artista e il curatore il giornalista Generoso Picone. Durante l’incontro sarà proiettato un breve video sulle molteplici attività del maestro realizzato da Giancarmine Festa con le musiche del Maestro Mario Cesa.

Il rapporto di Giovanni Spiniello con l’Irpinia, un cordone ombelicale mai reciso, non gli ha impedito tuttavia negli anni importanti partecipazioni ad eventi come la Biennale di Venezia nel 1968, la Quadriennale di Roma nel 1975, la seduzione dell’Artigianato a Roma nel 1990 e molte altre presenze di rilievo. Ciò non toglie che il territorio dove maggiormente ha operato e nel quale le sue testimonianze sono più forti è la sua Irpinia.

A Milano, con la Terra è Stanca, Spiniello esporta nuovamente la sua arte partendo dalle origini, dimostrando che non è solo lo Chagall irpino, ma un precursore dell’arte ambientale e un alfiere della funzione dell’arte nel sociale con le sue cartoggettografie, nonché un creativo sempre in movimento con il ciclo delle Terraoggettografie e della Semina del colore. Cosa è l’arte, dunque?

“L’arte – dichiara il maestro – per me è relazione intima di una vita in continua ricerca e sperimentazione. Mi sono chiesto: a cosa serve l’arte? Quale contributo di crescita può indicare? La mia arte è rivolta agli ultimi, fin dagli anni ’60, dal lavoro di strada nei quartieri di Napoli, sulle aie dei contadini, nei paesi di confine come Quadrelle negli anni 70 e, oggi, Cairano. L’arte è sperimentazione: sociale e tecnica. Gli ambiti dello sguardo sono ampi. Le reminiscenze fossili, le impronte della fossilizzazione oggettuale degli anni ’70, rinominate calcoggettografie da Crispolti indicano il rapporto tra Arte, natura e scienza. La catalogazione attraverso le impronte fossili della biodiversità perduta, le specie vegetali ancora presenti nelle mie opere a testimoniare la museificazione della natura. Il rapporto intimo e d’amore con la terra e l’albero come relazione di osmosi e denuncia, attraverso l’installazione di arte ambientale e sociale L’Albero Vagabondo che continua a indicare le discariche in montagna grazie alle favole e ai disegni dei bambini. E adesso? Adesso dico: La Terra è Stanca. Chi la osserva dalla Luna afferma che è Bella. Oggi, però, bisogna imparare a camminare a piedi scalzi, non lasciare altre impronte, sputando sulla propria madre, con arroganza. E prepotenza”.